«Sentivo un demone, ho dovuto ucciderla»
Così il ragazzo accusato della morte di Chiara Gualzetti. Si valuta la perizia psichiatrica. A casa sua sono stati trovati il coltello e i vestiti sporchi di sangue e il cellulare della vittima
Ha 16 anni il ragazzo fermato per l'omicidio di Chiara Gualzetti, trovata morta ieri pomeriggio a qualche centinaio di metri da casa, a Monteveglio, nel Bolognese. Il ragazzo domenica scorsa ha dato appuntamento a Chiara, l'ha portata ai margini del bosco nel parco dell'Abbazia di Monteveglio e lì l'ha uccisa, almeno secondo le prime versioni di una tragedia senza senso.
«Sentivo il demone dentro di me, sono uscito di casa con un coltello per ucciderla» avrebbe detto il ragazzo fermato per l'omicidio dell'amica e coetanea, uccisa a coltellate. Nel lungo interrogatorio il giovane ha anche raccontato di alcune frasi ambigue della vittima, così come dell'infatuazione della ragazza nei suoi confronti. Il 16enne, reo confesso, è stato bloccato lunedì in strada a Bologna ad alcuni chilometri dal borgo in cui vive. Deve rispondere di omicidio premeditato, contro di lui - secondo la procura che ha emesso il provvedimento di fermo - ci sono «gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di fuga».
«Il mio assistito è molto scosso e si è messo a piena disposizione. Capiamo il dolore della famiglia. Che è il dolore di due famiglie», dice l'avvocata Tania Fonzari, legale del giovane che è rimasta con lui fino a tarda notte, quando si è concluso l'interrogatorio durante il quale ha confessato. Ora si attende la fissazione dell'udienza davanti al Gip del tribunale per i minorenni di Bologna per la convalida del fermo. Non si dà pace invece Vincenzo Gualzetti, il papà di Chiara. Sconvolto, trova comunque la forza per un messaggio: «Voglio solo ringraziare tutti quelli che hanno collaborato». La famiglia fa sapere che organizzerà una fiaccolata per ricordare Chiara.
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