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Il Consiglio di Stato azzera i vertici della Cassazione
Bocciate le nomine del primo presidente Curzio e della presidente aggiunta Cassano. La decisione alla vigilia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, attesa il 21 gennaio
Il Consiglio di Stato, con due distinte sentenze, ha decapitato i vertici della Corte di Cassazione, dichiarando illegittime le nomine, fatte nel 2020 dal Csm, del presidente della Suprema Corte Pietro Curzio e del presidente aggiunto Margherita Cassano. Accolto dunque il ricorso del giudice Angelo Spirito. Il Consiglio di Stato ha ribaltato una precedente sentenza del Tar del Lazio che, invece, aveva confermato le nomine e respinto il ricorso.
Per quanto riguarda le obiezioni alle nomine di Curzio e Cassano avanzate nei due ricorsi, si critica la "sopravvalutazione delle esperienze professionali di Curzio" e la "prevalenza" dei meriti riconosciuti alla Cassano. In particolare, nel ricorso contro la nomina della Cassano a presidente aggiunto della Suprema Corte, è stata contestata la "sua esperienza di componente del Csm", a fronte della "netta esperienza quantitativo-temporale" dell'impegno svolto da Spirito, presidente di sezione da 20 anni, a fronte dei 13 della Cassano e che è stato componente delle Sezioni Unite per 8 anni contro i 5 della sua 'antagonista'. Insomma, per il Consiglio di Stato si è tenuto troppo in conto il fatto che Cassano è stata Presidente della Corte di Appello di Firenze senza considerare che Spirito aveva una ben più lunga e specifica esperienza di alto magistrato 'dirigente' in Cassazione. |
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15-01-2022
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