Censimento, Istat: popolazione ancora giù
Tra record minimo delle nascite e calo degli stranieri, sulla dinamica demografica pesano ancora gli effetti diretti e indiretti del Covid-19. Preoccupa ancora l'invecchiamento, rallentato solo dalla popolazione straniera
La popolazione in Italia è ancora in calo: al 31 dicembre 2021, i residenti erano 59.030.133, -0,3% rispetto al 2020. I dati sono del censimento permanente dell'Istat, pubblicati oggi. La contrazione si manifesta in maniera eterogenea sul territorio nazionale: il decremento interessa maggiormente il Centro Italia (-0,5%) e l'Italia settentrionale (-0,4%), mentre è più contenuto al Sud (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3 mila unità in meno).
Il calo della popolazione, stando ai numeri, non è dovuta solo al saldo naturale negativo, ma anche agli effetti del Coronavirus: nel 2021, ha contribuito in gran parte anche la diminuzione della popolazione straniera. Alle conseguenze dirette e indirette dell’epidemia, nel corso del 2021 si aggiungono gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite che raggiungono un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia: sono solo poco più di 400 mila a fronte di 701 mila morti. Il saldo naturale nel 2021 è in negativo in tutte le regioni, con l'eccezione della Provincia autonoma di Bolzano (+193 unità), che si caratterizza per una natalità più alta della media.
Il calo della popolazione residente è in gran parte riconducibile alla diminuzione della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020, ovvero -2,7%), con un'incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 censiti. Il calo interessa tutte le collettività, ma è più accentuato per quella cinese che perde il 9,2% del suo contingente. Le uniche eccezioni sono quelle di Romania, Egitto e Bangladesh che invece sono cresciute.
Il tasso di crescita naturale, pari a -5,1 per mille a livello nazionale, aggiunge l'Istat, varia dal +0,4 per mille di Bolzano al -9,3 per mille della Liguria. Le regioni che più delle altre vedono peggiorare il tasso naturale sono il Molise (da -7,9 per mille a -9,0) e la Calabria (da -3,8 per mille a -5,1). La Lombardia (da -6,6 per mille a -3,9) e la Provincia autonoma di Trento (da -4,6 per mille a-2,2) registrano invece i recuperi più elevati rispetto al 2020.
C'è poi la questione invecchiamento: l'Italia è un Paese sempre più vecchio. Nell'ultimo decennio l'età media si è innalzata di tre anni, da 43 a 46 anni. La Campania continua a essere la regione più giovane, con l'età media di 43,6 anni, mentre la Liguria si conferma quella più anziana con una media di 49,4 anni. L'invecchiamento è ancora più evidente nel confronto con i censimenti passati: nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani contro i 3,8 del 2011. L'indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni) è notevolmente aumentato e continua a crescere, da 33,5% del 1951 a 187,6% del 2021. A rallentare il processo è solo la più giovane struttura per età della popolazione straniera: l'età media degli stranieri è più bassa di oltre 10 anni. |