Gaza, oltre 400 morti nei raid israeliani
Finisce la tregua, colpiti gli sfollati a Khan Younis. Il premier e il ministro dell'interno di Hamas uccisi nei raid. L'esercito chiude il valico di Rafah, stop al trasferimento dei malati in Egitto. Ordinata l'evacuazione delle zone confinanti con Israele
La ripresa dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza ha causato, secondo il ministero della Salute locale, 404 morti e 562 feriti. Il portavoce della Protezione civile palestinese, Mahmoud Basal, ha dichiarato alla CNN che tra le vittime ci sono "oltre 130 bambini e molte donne", aggiungendo che i servizi di emergenza non riescono a far fronte alla situazione. Anche il direttore dell'ospedale Al-Shifa ha riferito che le strutture sanitarie sono sovraffollate e prive dei mezzi necessari per curare l'elevato numero di feriti.
Tra le vittime ci sono diversi alti funzionari di Hamas, incluso Essam al-Dalis, capo del governo nella Striscia di Gaza, colpito nella sua abitazione. Sono stati uccisi anche Mahmoud Abu Watfa, responsabile del ministero dell'Interno e capo della polizia e dei servizi di sicurezza interna, Bahjat Abu Sultan, alto funzionario del ministero dell'Interno, Abu Ubaida Al-Jamassi, membro dell'ufficio politico e capo del comitato di emergenza durante la guerra, e Ahmad Al-Khatta, direttore generale del ministero della Giustizia.
Il Ministero degli Esteri israeliano ha confermato che l'operazione militare contro Hamas, ripresa dopo due mesi di cessate il fuoco, continuerà ad intensificarsi. Intanto l'esercito israeliano ha chiuso il valico di Rafah, attraverso il quale quotidianamente una cinquantina di palestinesi malati o feriti passavano da Gaza al Sinai. I funzionari dell'Unione europea e palestinesi che gestivano il valico non erano presenti nella Striscia quando Israele ha iniziato i bombardamenti e sono stati informati della chiusura.
La decisione di riprendere i raid ha suscitato preoccupazione anche tra gli ex ostaggi. Omer Wenkert, precedentemente prigioniero di Hamas, ha criticato sui social la ripresa dei bombardamenti definendola "pericolosa e senza alcuna idea dell'impatto che una mossa del genere ha su quelli di noi che si trovano ancora in prigionia", esprimendo una profonda sensazione di abbandono. |