Retribuzioni: -10,5% del potere d'acquisto
Lo dice l'Istat considerando il periodo 2019-2024. Famiglie sempre più piccole: le persone sole sono il 36,2%, le coppie con figli scendono al 28,2%. Il 23% della popolazione è a rischio povertà
Luci e ombre nel Rapporto Annuale dell'Istat presentato oggi a Montecitorio dal Presidente dell'istituto Francesco Maria Chelli. Intitolato "La situazione del Paese" e articolato in quattro sezioni principali ("Economia e ambiente", "Popolazione e società", "Una società per tutte le età" e "Il sistema economico tra vincoli e opportunità: un confronto tra le generazioni"), il documento offre un'analisi approfondita delle dinamiche economiche, demografiche e sociali che hanno caratterizzato l'Italia nel 2024.
Dal punto di vista economico, l'Italia ha registrato una crescita moderata nel 2024, con un incremento del PIL dello 0,7%. Tuttavia, le previsioni per il 2025 indicano un possibile rallentamento, principalmente a causa delle tensioni nelle politiche commerciali globali. Nonostante la domanda interna abbia mostrato segni di rallentamento, gli investimenti pubblici hanno beneficiato del sostegno del PNRR, contribuendo a un saldo commerciale positivo di 55 miliardi di euro. Un dato preoccupante emerge dall'analisi del potere d'acquisto: i salari reali hanno subito una contrazione del 10,5% nel periodo 2019-2025, con un impatto particolarmente severo sulle fasce economicamente più vulnerabili della popolazione.
Il quadro demografico delineato dall'Istat evidenzia una continua diminuzione della popolazione residente, scesa sotto la soglia dei 59 milioni. Al 1° gennaio 2025, i residenti in Italia erano 58.934.000, con una riduzione di 37.000 unità rispetto all'anno precedente. Il 2024 ha segnato un nuovo record negativo per le nascite, fermatesi a 370.000, con un tasso di fecondità di appena 1,18 figli per donna, uno dei valori più bassi a livello mondiale. L'età media al parto ha raggiunto i 32,6 anni, confermando la tendenza alla posticipazione delle scelte riproduttive. Parallelamente, prosegue il processo di invecchiamento della popolazione. Si assiste inoltre a una significativa trasformazione dei modelli familiari: il 42% delle donne nate nel 1983 non si è sposata entro i 40 anni, mentre il 26% non ha avuto figli, fenomeni che gli esperti interpretano come segnali di una "seconda transizione demografica".
La speranza di vita ha superato i livelli pre-pandemici, accompagnata da un miglioramento delle condizioni di salute: nel 2023, il 37,8% degli ultrasessantacinquenni ha dichiarato di godere di buona salute, rispetto al 29,4% registrato nel 2009. Intanto la presenza straniera sul territorio nazionale è aumentata del 3,2%, raggiungendo 5,4 milioni di persone (9,2% della popolazione totale). La distribuzione territoriale rimane disomogenea, con una concentrazione maggiore nelle regioni settentrionali (11,5%) e centrali (11,3%) rispetto al Mezzogiorno (4,8%).
Occupazione in crescita, ma persiste il problema della precarietà lavorativa. Nel 2023, il 7,6% degli occupati viveva in condizioni di povertà assoluta, in aumento rispetto al 4,9% del 2014. La povertà assoluta colpisce l'8,5% delle famiglie italiane, con un'incidenza maggiore tra i nuclei più giovani e numerosi. Particolarmente allarmante è il dato relativo ai minori: il 13,5% dei bambini sotto i 16 anni vive in condizioni di privazione materiale e sociale.
La spesa media per consumi infine è aumentata dell'8,3% dal 2013 al 2024, principalmente a causa dei rincari dei beni energetici e alimentari. |