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Violenti scontri e saccheggi a Los Angeles

Forti proteste per le retate di immigrati decise dall'amministrazione Trump. "Torneranno legge e ordine". In azione la Guardia Nazionale. Almeno 56 arresti

A Los Angeles violente proteste innescate da una serie di raid condotti dall'agenzia federale per l'immigrazione (ICE, Immigration and Customs Enforcement) contro migranti irregolari. I raid, parte di una politica di deportazioni di massa promossa dal presidente Donald Trump, hanno portato all'arresto di almeno 44 persone nella giornata di venerdì, con un totale di oltre 120 arresti nei giorni successivi. 

Le operazioni si sono concentrate in aree come il quartiere della moda, un negozio Home Depot a Paramount (zona a maggioranza latina) e altri luoghi di lavoro dove si sospettava la presenza di migranti senza documenti. Le proteste sono scoppiate immediatamente, con scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, inclusi agenti federali e polizia locale. I manifestanti, alcuni dei quali sventolavano bandiere messicane e cartelli con slogan come "Fuori l'ICE dalla nostra comunità", hanno lanciato pietre, fuochi d'artificio e cemento contro i veicoli della Border Patrol, bloccare autostrade e incendiare auto. La polizia ha risposto con lacrimogeni, proiettili di gomma, granate stordenti e manganelli, dichiarando alcune assemblee "illegali" e procedendo con ulteriori arresti. Tra i fermati, anche un leader sindacale, David Huerta, e un giornalista svedese, con un totale di almeno 10 arresti nella sola giornata di domenica 8 giugno.

Donald Trump, in risposta ai disordini, ha ordinato il dispiegamento di 2.000 soldati della Guardia Nazionale a Los Angeles, un'azione definita "insolita" poiché solitamente riservata a proteste di scala molto maggiore, come quelle seguite all'uccisione di George Floyd nel 2020 o alla rivolta di Los Angeles del 1992. Trump ha giustificato l'intervento accusando il governatore della California, Gavin Newsom, e la sindaca di Los Angeles, Karen Bass, di essere "incapaci" di gestire la situazione, definendo Newsom con il termine dispregiativo "Newscum" (un gioco di parole con "scum", ovvero "feccia"). In un post su Truth Social, Trump ha dichiarato: "Il governo federale interverrà e risolverà il problema delle rivolte e dei saccheggiatori nel modo giusto!!!" Inoltre, ha annunciato un divieto di indossare maschere durante le proteste, minacciando arresti immediati per chi lo facesse. Il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha rincarato la dose, definendo le proteste un "rischio per la sicurezza nazionale" e un tentativo di impedire la rimozione di "stranieri clandestini criminali". Ha anche minacciato di mobilitare i Marines di stanza a Camp Pendleton se le violenze fossero continuate, sottolineando che "violenza e distruzione contro agenti e strutture federali non saranno tollerate".

Il governatore Gavin Newsom ha definito l'invio della Guardia Nazionale "volutamente provocatorio" e "sconsiderato", accusando Trump di alimentare il caos per motivi politici e di erodere la fiducia pubblica, distruggere famiglie e danneggiare l'economia. In un post su X, Newsom ha esortato i manifestanti a rimanere pacifici: "Non date a Trump ciò che vuole. Restate calmi, restate pacifici." La sindaca Karen Bass ha criticato l'intervento federale, affermando che le truppe non erano necessarie e che il loro dispiegamento creava "caos intenzionale". Ha chiesto formalmente la revoca delle truppe, definendo la mossa una "violazione della sovranità statale".
09-06-2025


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