Israele: valico di Rafah riaprirà più avanti
Per il momento, gli aiuti non passeranno da lì. Identificati i corpi dei due ostaggi restituiti da Hamas. Famiglie degli ostaggi: il governo ritardi l'applicazione del piano Gaza. Si lavora a una forza di stabilizzazione, molti Paesi offrono aiuto
Le autorità israeliane hanno deciso di mantenere chiuso il valico di Rafah, al confine tra Gaza e l'Egitto, almeno fino a domani, bloccando il flusso di aiuti umanitari attraverso quel punto. La mossa segue il ritardo di Hamas nel restituire i corpi di tutti gli ostaggi deceduti, previsto nell'accordo di cessate il fuoco siglato la scorsa settimana sotto la mediazione del presidente statunitense Donald Trump.
Fonti governative israeliane hanno indicato che la riapertura per il transito di persone è prevista per giovedì, con il dispiegamento di una missione dell'Unione Europea per i controlli di sicurezza, ma l'ingresso di convogli umanitari resta sospeso. Intanto, circa 400 camion di aiuti sono pronti sul lato egiziano, mentre attraverso altri valichi settentrionali entrano giornalmente 300 veicoli con cibo e medicinali, metà del volume concordato nel piano di pace da 20 punti. L'Egitto ha sollecitato Israele a onorare gli impegni, avvertendo che ulteriori ritardi potrebbero compromettere la fragile tregua.
In un'operazione coordinata dalla Croce Rossa, Hamas ha consegnato ieri sera altri quattro corpi di presunti ostaggi israeliani, portati al confine di Gaza e trasferiti alle forze israeliane. Esami forensi all'Istituto di Medicina Legale Abu Kabir di Tel Aviv hanno confermato l'identità di tre vittime: Inbar Hayman, 27 anni, artista graffiti di Haifa uccisa al festival musicale Nova il 7 ottobre 2023; il sergente maggiore Muhammad al-Atresh, 39 anni, soldato beduino caduto in combattimento quel giorno; e il sergente Tamir Nimrodi, 18 anni, rapito vivo e ucciso da bombardamenti israeliani durante la cattività. Il quarto corpo non corrisponde a nessun ostaggio elencato, e le autorità israeliane hanno accusato Hamas di averlo fornito per errore o in malafede. Complessivamente, sui 28 corpi promessi, ne sono stati restituiti nove, con Hamas che invoca difficoltà logistiche per recuperare i restanti dalle macerie di Gaza City e del nord della Striscia. I leader del gruppo hanno dichiarato di aver completato le ricerche accessibili senza attrezzature specialistiche, mentre Israele minaccia di riprendere le operazioni militari se non si completa lo scambio entro il fine settimana.
Le famiglie degli ostaggi ancora trattenuti, riunite nel Forum per le Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi, hanno elevato un appello al governo Netanyahu per sospendere l'attuazione della seconda fase del piano Trump su Gaza. In una lettera indirizzata all'inviato speciale statunitense Steve Witkoff, hanno definito il ritardo di Hamas una "violazione flagrante" e chiesto di "non lasciare nulla di intentato" per ottenere il rilascio immediato dei corpi mancanti, prima di procedere con misure come la smilitarizzazione e la ricostruzione. "Dopo due anni di agonia, non possiamo permettere che il governo proceda senza chiudere questo capitolo", ha dichiarato una portavoce del forum durante una protesta a Hostages Square di Tel Aviv, dove centinaia di persone hanno marciato con cartelli che recitavano "Nessuno lasciato indietro". Il premier Netanyahu ha risposto con una nota ufficiale, assicurando che "la priorità resta il ritorno di tutti gli ostaggi, vivi o morti", ma ha difeso il piano come unica via per una pace duratura, inclusa la governance transitoria affidata a tecnocrati palestinesi sotto supervisione internazionale. |