Riforma della Giustizia, ok definitivo in Aula al Senato
Il via libera alla legge costituzionale che introduce la separazione delle carriere è arrivato con 112 sì. Meloni: "Traguardo storico, ora parola ai cittadini". Nordio: "Spero in un referendum non politicizzato"
Il Senato ha approvato in via definitiva la legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati con 112 voti favorevoli, 72 contrari e 3 astenuti. Il testo, già licenziato dalla Camera lo scorso luglio, modifica gli articoli 101, 104, 105, 107, 108 e 110 della Costituzione.
La riforma istituisce due distinti consigli superiori della magistratura: uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, entrambi composti da membri togati eletti dai rispettivi corpi e da membri laici designati dal Parlamento a maggioranza qualificata dei tre quinti. Viene inoltre introdotta la possibilità per il governo di impugnare davanti alla Corte costituzionale le nomine dei procuratori generali presso le corti d’appello e la Cassazione.
La premier Giorgia Meloni ha commentato: “È un traguardo storico per la giustizia italiana. Ora la parola passa ai cittadini con il referendum confermativo”. Il voto popolare è obbligatorio per le leggi costituzionali approvate senza la maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere.
L’opposizione ha criticato la riforma: il Partito democratico ha parlato di “rischio di subordinazione della magistratura requirente all’esecutivo”, mentre il Movimento 5 Stelle ha annunciato battaglia in sede referendaria. L’Associazione nazionale magistrati ha espresso “preoccupazione per l’indipendenza della funzione giudiziaria”. La data del referendum non è ancora fissata; sarà indetto dal governo entro i termini previsti dalla legge.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato l’approvazione auspicando un referendum confermativo “non politicizzato”, che altrimenti “sarebbe catastrofico per l’Anm”. Nordio ha ringraziato il Parlamento per il lavoro svolto e ha precisato di volersi spendere in prima persona nella campagna referendaria, prevista tra marzo e aprile prossimi. Secondo il ministro, una politicizzazione del voto da parte dell’Associazione nazionale magistrati rischierebbe di danneggiare non solo la politica, ma la magistratura stessa. |