"Inutile combattere quando la guerra è finita"
Il padre di Giulia Cecchettin commenta la rinuncia all'appello da parte del pg di Venezia. "Chiusa la vicenda giudiziaria, trasformare la sofferenza in consapevolezza. E guardo al futuro"
Il padre di Giulia Cecchettin, Gino, ha commentato con una nota personale la decisione della Procura generale di Venezia di rinunciare all'appello contro Filippo Turetta, il ventiquattrenne condannato all'ergastolo per l'omicidio premeditato della giovane studentessa padovana, ventiduenne, uccisa l'11 novembre 2023 con settantacinque coltellate durante una passeggiata nei pressi del lago di Barcis, in Friuli-Venezia Giulia.
"Inutile combattere quando la guerra è finita", ha scritto Cecchettin, ingegnere informatico e figura divenuta simbolo di resilienza nel dibattito sul femminicidio, esprimendo la scelta condivisa con i familiari di chiudere definitivamente la vicenda giudiziaria per trasformare la sofferenza in consapevolezza e orientarsi verso il futuro. "Non c'è giustizia che restituisca ciò che è stato tolto", ha aggiunto nella lettera diffusa dai suoi legali, Nicodemo Gentile, Stefano Tigani e Piero Coluccio, spiegando che pretendere ulteriori accertamenti sull'aggravante della crudeltà o sullo stalking – non riconosciuti in primo grado – risulterebbe un atto sterile e non riparatore.
La decisione della Procura, annunciata ieri e comunicata all'Ansa dagli avvocati della famiglia, segue la rinuncia già manifestata da Turetta in una lettera manoscritta del 14 ottobre, in cui il giovane, reo confesso e detenuto nel carcere di Montorio a Verona dal suo arresto in Germania dieci giorni dopo il delitto, ha espresso un "sincero pentimento" e l'accettazione piena della pena senza attenuanti. "La giustizia ha il compito di accertare i fatti, non di placare il dolore. Quel compito spetta a noi: a chi resta, a chi decide di trasformare la sofferenza in consapevolezza e la memoria in responsabilità", ha proseguito Cecchettin, sottolineando come la verità sia stata pienamente riconosciuta con la cristallizzazione dell'aggravante della premeditazione. Come padre, ha precisato di aver optato da tempo per un percorso di ricostruzione, perché l'unico modo per onorare la memoria di Giulia – ricordata per la sua dolcezza, intelligenza e voglia di vivere in libertà – è costruire ogni giorno qualcosa di buono in suo nome, attraverso iniziative come la Fondazione Giulia Cecchettin, da lui promossa per sensibilizzare sul tema della violenza di genere e supportare percorsi educativi e di prevenzione.
La rinuncia all'appello da parte del pg pone fine alle fasi processuali residue, lasciando intatta la condanna all'ergastolo emessa il 3 dicembre 2024 dalla Corte d'assise di Verona in primo grado, e cancella l'udienza prevista per il 14 novembre davanti alla Corte d'appello di Venezia. Una scelta definita "coerente, giusta e pienamente condivisibile" dai legali della famiglia. |