METEO
BORSA
25/11/2025 16:01
Zalando
POLITICA
UTILITIES
Oroscopo del Giorno
Mappe
Treni: Orari e Pren.
Alitalia: Orari e Pren.
Meridiana: Orari e Pren.
Airone: Orari e Pren.
Calcolo Codice Fiscale
Calcolo ICI
Calcolo Interessi Legali
Calcolo Interessi di Mora
Verifica Partite IVA
Ricerca C.A.P.
Ricerca Raccomandate
Ricerca Uffici Giudiziari
Gazzetta Ufficiale
Zalando
Corte Ue: il matrimonio gay contratto in un altro stato membro va riconosciuto

Il rifiuto lederebbe, oltre alla libera circolazione, anche il diritto al rispetto della vita privata e familiare tutelato dall’articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito oggi che gli Stati membri devono riconoscere, ai fini del diritto di soggiorno, i matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti validamente in un altro Paese dell’Ue. La sentenza, emessa in Grande Sezione nella causa C-673/23, riguarda due cittadini polacchi, sposatisi in Germania nel 2018, che avevano chiesto alle autorità di Varsavia la trascrizione del matrimonio nel registro dello stato civile polacco. Le autorità avevano rifiutato, invocando l’assenza nell’ordinamento polacco del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

La Corte ha stabilito che uno Stato membro non può opporsi al riconoscimento di un matrimonio tra persone dello stesso sesso validamente contratto in un altro Stato membro quando tale riconoscimento sia necessario per garantire l’effettivo esercizio del diritto di libera circolazione e di soggiorno del cittadino dell’Unione e del suo coniuge, ai sensi della direttiva 2004/38/CE.

Il rifiuto di riconoscere lo status di coniuge lederebbe, oltre alla libera circolazione, anche il diritto al rispetto della vita privata e familiare tutelato dall’articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

I giudici hanno precisato che la decisione non impone agli Stati membri di prevedere il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel proprio diritto nazionale. Il riconoscimento è richiesto esclusivamente per gli effetti derivanti dal diritto dell’Unione e non incide sulla competenza nazionale in materia di stato civile e di definizione del matrimonio.

La sentenza si applica a tutti gli Stati membri che non ammettono il matrimonio egualitario, tra cui Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria, senza tuttavia obbligarli a modificare la propria legislazione interna.
25-11-2025


Copyright 2006 © Cookie Policy e Privacy