Roma, bus senza gasolio: rivolta degli autisti
La denuncia è della Roma Tpl: solo in periferia già ferme sette linee su 80 e 143 addetti a rischio licenziamento. In 1.700 dipendenti lavorano con stipendi decurtati
Mezzi pubblici a rischio gasolio e il servizio non può che subire pesanti contraccolpi: sono infatti già 7 le linee (sulle 80 totali) fermate. Intanto 143 persone rischiano di essere licenziate e oltre 1700 hanno stipendi decurtati e arretrati. La denuncia arriva dalla Roma Tpl Scarl, l’azienda che gestisce il 10% del trasporto pubblico capitolino.
Da tempo in seria crisi economica e con un contenzioso in atto con il Campidoglio da oltre 100 milioni di euro, il Consorzio guidato da Marco Cialone aveva firmato il 30 settembre scorso un accordo con l’ex assessore alla Mobilità, Stefano Esposito, e con il prefetto Franco Gabrielli affinché il Comune potesse corrispondere una cifra mensile adeguata per pagare stipendi e carburante nei mezzi. Il protocollo, tuttavia, non è stato mai rispettato, il contenzioso è ancora in atto e nemmeno i soldi del contratto di servizio sono stati corrisposti.
Il risultato è che i mezzi di Roma Tpl rischiano seriamente di rimanere in deposito, come annunciato ieri dalla stessa azienda. Allo stesso momento, dopo un anno di regime di solidarietà, il 9 novembre il Consorzio ha annunciato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo, che riguarda 143 dipendenti fra amministrativi, ausiliari del traffico e controllori. |