METEO
BORSA
23/04/2024 17:04
Zalando
POLITICA
UTILITIES
Oroscopo del Giorno
Mappe
Treni: Orari e Pren.
Alitalia: Orari e Pren.
Meridiana: Orari e Pren.
Airone: Orari e Pren.
Calcolo Codice Fiscale
Calcolo ICI
Calcolo Interessi Legali
Calcolo Interessi di Mora
Verifica Partite IVA
Ricerca C.A.P.
Ricerca Raccomandate
Ricerca Uffici Giudiziari
Gazzetta Ufficiale
Minzolini presenta le dimissioni da senatore

L'ex direttore del tg1 annuncia in tv di aver consegnato la lettera all'ufficio di Presidenza di Palazzo Madama. L'assemblea ora dovrà decidere se accettarle o meno

Dopo il no dell'aula del Senato alla sua decadenza, l'ex direttore del tg1 Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia, ha consegnato la lettera di dimissioni da Palazzo Madama. Lo stesso Minzolini aveva annunciato le sue dimissioni alla vigilia del voto con cui, a sorpresa, il 16 marzo scorso l'aula del Senato ha impedito a voto segreto la sua decadenza in applicazione della legge Severino, a seguito del passaggio in giudicato della sentenza di condanna per peculato per l'utililizzazione della carta di credito aziendale Rai.

«Oggi mi sono dimesso. Sono andato stamattina alla presidenza del Senato e ho presentato la lettera. Perché sono una persona seria e non prendo lezioni da altri», ha detto in tv, ospite a l'Aria che tira su La7. L'assemblea ora dovrà decidere se accettarle o meno. Bisogna sottolineare che, come previsto dall'art. 66 della Costituzione, «ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità. E che secondo la Legge Severino, all'art. 3, «qualora una causa di incandidabilita' di cui all'articolo 1 sopravvenga o comunque sia accertata nel corso del mandato elettivo, la Camera di appartenenza delibera ai sensi dell'articolo 66 della Costituzione. A tal fine le sentenze definitive di condanna di cui all'articolo 1, emesse nei confronti di deputati o senatori in carica, sono immediatamente comunicate, a cura del pubblico ministero presso il giudice indicato nell'articolo 665 del codice di procedura penale, alla Camera di rispettiva appartenenza».

Il Senato ha evidentemente ritenuto il fumus persecutionis perchè nel collegio che lo ha condannato in Corte di Appello era presente il Giudice Sinisi, rientrato in magistratura dopo essere stato deputato del Pd e sottosegretario con i governi Prodi e D'alema, giudice che inoltre, come consigliere della nostra ambasciata a Washington, aveva lavorato altresì con un giudice di Cassazione, Stefano Mogini. consigliere italiano presso la nostra rappresentanza all'Onu, che lo ha poi giudicato in Cassazione, confermando la sentenza di secondo grado.
Nel suo discorso in aula, Minzolini aveva affermato: "Il giudice in questione, Giannicola Sinisi, ha, infatti, avuto una lunga carriera in politica nello schieramento avverso rispetto a quello in cui mi trovo io. E’ stato sindaco di Andria. Si è candidato alla presidenza della regione Puglia. E’ stato deputato. Sottosegretario al ministero dell’Interno nel primo governo Prodi: in quella compagine il ministro dell’interno era Napolitano. E, ancora, sottosegretario al ministero dell’Interno nel governo D’Alema. Poi senatore dal 2006 al 2008. E, dal 2008 al 2013, consigliere giuridico dell’ambasciata italiana in Usa: altra nomina politica, visto che dipende dal ministero di Grazia e Giustizia. Insomma, per gli anni trascorsi nelle istituzioni e stato 20 volte più politico di me. Questo è il giudice che mi ha condannato, capovolgendo una sentenza di assoluzione e, ancora, che ha aumentato di 6 mesi la pena richiesta per due volte dalla pubblica accusa, facendomi in questo modo incorrere nella legge Severino". Non basta, aggiungo altri particolari, diciamo stranezze, che ho saputo solo ora. Mi limito ad elencare i fatti. Il relatore del mio processo in Cassazione è stato  Stefano Mogini, già capo di gabinetto del ministro di grazia e giustizia del governo Prodi. Non so perché, ma gira che ti rigira, questa vicenda è affollata di persone che a diverso titolo hanno fatto parte dei governi del Prof. Prodi. Inutile che vi dica che non sto insinuando che Prodi, o lo stesso Napolitano, abbiano complottato contro di me. Nulla è più lontano dalla mia mente. Ma spesso si incontrano persone più realiste del Re".

"Ebbene, Mogini - aggiunge Minzolini - è stato consigliere giuridico dell’altra delegazione diplomatica che lo Stato italiano ha oltreoceano, quella presso l’Onu. Lui e Sinisi erano i due magistrati che avevamo in America. Hanno lavorato gomito a gomito per cinque anni. Poi, tornati in Italia, nel giro di un anno, sono stati chiamati entrambi a giudicare il sottoscritto, in due diversi gradi di giudizio: beh, francamente, tutto questo fa una certa impressione sul piano delle coincidenze. Scrive Agatha Christie: un indizio è un indizio; due indizi sono una coincidenza; tre sono una prova. Quello che è avvenuto è preoccupante. E offre uno spaccato del nostro sistema allarmante. Per tornare al personaggio centrale di questa vicenda, un giudice, cioè Sinisi – “politico e magistrato”, non lo dico io, ma così lo definisce wikipedia – che decide sulla permanenza in Parlamento di un avversario politico, è un fatto senza precedenti anche negli annali di questa Repubblica. Una questione che pone non solo il problema del “politico” che torna in magistratura, ma più in generale capovolge un tema che ha caratterizzato il dibattito di questi anni: il problema non è solo quello di salvaguardare l’autonomia della magistratura dal potere politico, ma anche quello di preservare l’autonomia della politica dal potere giudiziario".
Luigi Piccarozzi
28-03-2017

ARTICOLI CORRELATI
Minzolini, sì alle dimissioni. Il suo discorso
 
 
 
 
 

Copyright 2006 © Cookie Policy e Privacy