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Inchiesta Stadio della Roma, indagato Frongia

Si tratta di uno dei fedelissimo della sindaca Raggi. A fare il suo nome il costruttore Parnasi durante gli interrogatori. Lui replica: «Mai compiuto alcun reato»

«Nessuna tangente, solo compensi per attività professionali. Curavo transazioni e attività che si svolgono di norma nella pubblica amministrazione». Così Camillo Mezzacapo ha risposto al gip,  secondo quanto riferito dal legale Francesco Petrelli, nell'interrogatorio di garanzia di questa mattina a Regina Coeli che segue la giornata in cui sono è stato arrestato, tra gli altri, con Marcello De Vito, ormai ex presidente dell'Assemblea capitolina, e l'architetto Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli (entrambi ai domiciliari).

«Nulla a che fare con l'attività politica di De Vito. Nessuna società cassaforte con De Vito» ha detto l'avvocato al giudice per le indagini preliminari, negando dunque ogni addebito. «La Mdl srl - ha aggiunto - non è una società-cassaforte e non è in alcun modo riconducibile a Marcello De Vito». Il legale di Mezzacapo ha annunciato ricorso al Tribunale del Riesame. L'avvocato ha spiegato che Mezzacapo «ha risposto alle domande del pubblico ministero e ha chiarito ogni aspetto».

«Chiarirò tutto. Sono sereno anche se molto dispiaciuto per quanto sta succedendo». Così invece ha riferito De Vito al suo nuovo legale Angelo Di Lorenzo, che ha incontrato a Regina Coeli. L'avvocato ha spiegato che De Vito era pronto a parlare e chiarire la sua posizione già oggi, «ma - spiega - gli ho chiesto di avvalersi della facoltà di non rispondere per darmi il tempo di organizzare la difesa e di chiedere che sia ascoltato in un secondo momento». Il gip parla di un «quadro desolante». «Quel che appare agli occhi dell'osservatore - scrive il magistrato - ancor prima che del giudice è un quadro desolante in cui sia il privato che il pubblico ufficiale si ritengono centrali percependo quanto altro da sè come meramente strumentale alla realizzazione dei propri interessi e del proprio profitto il cui conseguimento essi perseguono nella piena consapevolezza della illiceità dei loro comportamenti». «L'analisi contestuale di entrambi i procedimenti (i due filoni di inchiesta sullo stadio della Roma ndr) fotografano il grave fenomeno corruttivo che si è realizzato ai vertici di Roma Capitale» si legge ancora. Per il gip l'analisi deve essere fatta da due punti di vista, «quella del privato e quella del pubblico funzionario solo apparentemente opposte ma in realtà uguali e convergenti». Una disamina che «appare necessaria in quanto solo un'analisi complessiva consente di apprezzare la effettiva gravità delle condotte ed il contesto relazionale estremamente articolato nel quale le stesse si realizzano».

Nel pomeriggio la notizia che Daniele Frongia, assessore allo Sport di Roma e fedelissimo della sindaca Raggi, è indagato per corruzione nell'ambito dell'inchiesta per i favori all'imprenditore Luca Parnasi per la realizzazione dello stadio della Roma a Tor Di Valle. Si tratta dello stesso procedimento da cui è scaturito il filone di indagine che ha portato all'arresto di De Vito. L’iscrizione dell’assessore Frongia è scattata dopo uno degli interrogatori di Parnasi. L’imprenditore, finito in carcere lo scorso giugno per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, grazie alla collaborazione con gli inquirenti si era guadagnato prima i domiciliari e poi l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, misura cautelare alla quale è ancora sottoposto.
21-03-2019

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