Draghi: «Primo dovere è combattere la pandemia»
Discorso programmatico del presidente del Consiglio a Palazzo Madama. Con 262 senatori favorevoli, 40 voti contrari e 2 astenuti, il governo Draghi incassa la fiducia
«Il primo pensiero che vorrei condividere riguarda la nostra responsabilità nazionale, il principale dovere a cui siamo chiamati tutti io per primo». Così inizia il suo discorso il presidente del Consiglio Mario Draghi in Senato, chiamato oggi a votare la fiducia al nuovo governo, il cui voto si avrà in tarda serata. «Prima di illustrarvi il mio programma - ha detto ancora Draghi -, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni».
Nel discorso programmatico in Aula al Senato, Draghi ringrazia il suo predecessore, Giuseppe Conte, e assicura che il suo esecutivo non è una risposta al fallimento della politica. «Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d'accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del paese, nell'avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità». Rivolge poi un pensiero ai giovani: «Ogni spreco oggi è un torto alle future generazioni».
Il presidente del Consiglio quindi scandisce: «Sostenere questo governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro, significa condividere la prospettiva di un'Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa».
Esito in serata: 262 senatori favorevoli, 40 voti contrari e 2 astenuti. Il governo Draghi incassa così la prima fiducia al Senato. E nonostante la maggioranza ampia, di ben 101 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta fissata a 161, resta il primato raggiunto da Mario Monti nel 2011 con 281 voti a favore. Tra i contrari, 15 sono del M5S.
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