M5S, Marino Mastrangeli contesta l'espulsione
Per il senatore, che ripete di non aver violato il Codice di Comportamento, l’esclusione non è stata adottata a maggioranza dei componenti dei Gruppi Parlamentari
Marino Mastrangeli contesta la propria espulsione dal M5S non essendo stata adottata a maggioranza dei componenti dei Gruppi Parlamentari, si legge nella memoria difensiva redatta dai suoi legali, gli avvocati Luigi Piccarozzi e Roberto Ricci, e non avendo il senatore commesso alcuna violazione del Codice di Comportamento del M5S in Parlamento.
Mastrangeli quindi «contesta e si oppone alla deliberazione di proporre la sua espulsione dal Gruppo parlamentare M5S, poiché invalida e illegittima, nonché infondata», ritenendo nulla la stessa delibera dell’Assemblea dei Gruppi parlamentari M5S di Camera e Senato. Nella memoria difensiva, gli avvocati Piccarozzi e Ricci, mettono in evidenza che «l’Assemblea dei Gruppi parlamentari del M5S di Camera e Senato ammonta a n. 163 componenti e la sua maggioranza è composta da n. 82 parlamentari», e quindi «l’Assemblea non è stata regolarmente costituita, poiché non erano presenti tutti i 163 parlamentari del M5S». Ma «poiché l’Assemblea ha deliberato la proposta di espulsione del Sen. Marino Mastrangeli con n. 62 voti favorevoli, non è stata raggiunta la maggioranza dei suoi componenti prevista dal suddetto Statuto e dal Codice di comportamento».
Viene infine sottolineata l'infondatezza della proposta di espulsione per mancata violazione dello Statuto e del Codice di Comportamento e la «legittimità» del comportamento del senatore Mastrangeli «in base alle sue prerogative costituzionali di cittadino e parlamentare», come previsto dall’articolo 21 della Costituzione, che al primo comma prescrive: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Gli avvocati del senatore Mastrangeli, Luigi Piccarozzi e Roberto Ricci, hanno quindi chiesto «ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari M5S di Camera e Senato, Roberta Lombardi e Vito Crimi, la revoca della proposta di espulsione, poiché invalida ed illegittima, oltre che infondata», com’è scritto nella memoria appresso integralmente riportata. |