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La riforma si "muove": sì al Senato dei 100

Dopo le urla e le accuse di giovedì (nonché i malori), altra mattinata di caos a Palazzo Madama. Il Carroccio e Sel escono (poi tornano), i 5 Stelle non votano

 Altra giornata di altissima tensione al Se-
 nato, dove sono ripresi i lavori sul ddl ri-
 forme, con il presidente Grasso che re-
 sta nell’occhio del ciclone delle accuse. E
 dopo le urla e le accuse di giovedì (non-
 ché i malori) e fughe dall'Aula (Lega e
 Sel) salvo ripensarci, alla fine arriva l'ok
 al cuore della riforma: il Senato dei 100.

C'è quindi il via libera con 194 sì, 26 contrari e otto astenuti all'articolo 2 del ddl costituzionale, che modifica la composizione del Senato e prevede che i membri siano in tutto cento: 95 scelti dai consigli regionali e cinque di nomina presidenziale. Con l'approvazione dell'articolo 2, sono preclusi tutti gli emendamenti aggiuntivi che riguardano l'elezione a suffragio universale e diretto del Senato, ha reso noto il presidente Pietro Grasso in Aula. Proprio l'articolo 2 era il presupposto indicato da Renzi per un'apertura alle modifiche al ddl chiesto dalle opposizioni al culmine di un'altra giornata calda a Palazzo Madama. «L'obiettivo resta quello» dell'approvazione del «ddl entro l'8 agosto», ha ribadito il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda.

In mattinata, come detto, altri momenti di tensione, con i senatori del Carroccio e di Sel che hanno deciso di uscire dal’Aula (salvo poi rientrare), mentre i 5Stelle sono rimasti ma non hanno votato. La seduta è iniziata con il saluto del presidente Grasso alla senatrice Bianconi (Ncd), lievemente ferita nella serata di giovedì nella bagarre nell’Aula. Poi però Grasso ha avuto parole dure per gli esponenti della Lega, accusandoli d’aver impedito i lavori con «inaccettabile condotta». Annunciate quindi le immancabili sanzioni per i responsabili dei tumulti. A quel punto la Lega abbandona l’Aula: «O ci venite a dire che si cambia registro, o non partecipiamo più ai lavori», afferma il senatore Sergio Divina. «A colpi di maggioranza si cambiano i regolamenti nelle assemblee di condominio non la Costituzione. Noi lasciamo l’aula: non è un Aventino, ma o si cambia registro o noi non possiamo partecipare», ha poi annunciato Divina nel corso dell’esame al Senato delle riforme.

I senatori del M5S si sono messi invece un bavaglio per protestare contro la conduzione del leader dell’Aula. «A queste condizioni il gruppo del M5s non parteciperà ad alcun lavoro e non voteremo più nessuno degli emendamenti», ha annunciato il capogruppo M5S al Senato, Vito Petrocelli. «Ne prendiamo atto», è stata la replica di Grasso.

All’attacco anche i senatori di Vendola. «Di fronte alla decisione inaudita del presidente del Senato di togliere la parola al relatore di minoranza ci vediamo costretti ad abbandonare i lavori dell’aula sulla riforma costituzionale. Rientreremo in aula solo al momento del voto finale, per votare contro questa pessima riforma». Così i senatori di Sel spiegando, in una nota, le ragioni che hanno portato il gruppo a lasciare l’Aula. «Non si tratta di Aventino - proseguono - ma del fatto che sono venute meno le garanzie di un reale confronto democratico. Il governo e la maggioranza hanno scelto la linea del muro contro muro e la presidenza del Senato non consente che i senatori possano esprimersi liberamente proprio sul tema che dovrebbe essere quello più ampiamente discusso da tutti: la riforma della Costituzione». «Fino a che non verranno ripristinate le condizioni minime per un confronto libero e democratico partecipare a questa discussione farsesca non è possibile», concludono i senatori Sel.

01-08-2014

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