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Agire
Salvini apre la crisi, governo gialloverde al capolinea

Il leader della Lega chiede le urne a ottobre per capitalizzare il consenso. Conte rifiuta le dimissioni: si vota nelle Camere. Di Maio: prima taglio parlamentari

Aveva iniziato Salvini già mercoledì. Giovedì tocca a Di Maio che, per «impegni istituzionali», cancella di tutti gli appuntamenti di oggi presenti nella sua agenda da vicepremier. Anche il presidente Mattarella rientra da Castel Porziano e, a sorpresa, riceve il premier Conte nel pomeriggio. Poi la svolta: Salvini stacca la spina, si arpre la crisi di governo.

«Nessun rimpasto, l'unica alternativa sono le elezioni». La Lega, con una nota ufficiale, negava inizialmente solo l'ipotesi di un rimescolamento dei ministri per proseguire con il governo giallo-verde, dopo la visita del premier Conte da Mattarella, anche se per ora escludeva la crisi: le sue dimissioni non erano sul tavolo e con il Capo dello Stato si è limitato a fare il punto sulla situazione della maggioranza dopo la spaccatura sul voto sulla Tav. «La crisi aprirebbe a un governo tecnico, una follia», è la posizione del M5S, che definisce la nota del Carroccio «incomprensibile»: «Dicano chiaramente cosa vogliono fare. Siano chiari». «C'è la consapevolezza e la presa d'atto che, dopo le tante cose buone fatte, da troppo tempo su temi fondamentali per il Paese come grandi opere, infrastrutture e sviluppo economico, choc fiscale, applicazione delle autonomie, energia, riforma della giustizia e rapporto con l'Europa tra Lega e 5 Stelle ci sono visioni differenti. Il voto di ieri sulla Tav ne è solo l'ultima, evidente, irrimediabile certificazione - spiegava poi il Carroccio in una nota -. L'Italia - sottolineava - ha bisogno di certezze e di scelte coraggiose e condivise, inutile andare avanti fra no, rinvii, blocchi e litigi quotidiani. Ogni giorno che passa è un giorno perso, per noi l'unica alternativa a questo governo è ridare la parola agli italiani con nuove elezioni».

L'accelerazione subito dopo, con la Lega di Matteo Salvini che ha chiesto le elezioni dopo aver marcato in un comunicato ufficiale (niente social per una volta) «l'irrimediabile distanza» fra gli alleati. Salvini è dunque uscito allo scoperto accantonando ogni prudenza tattica. Il premier Giuseppe Conte e i 5Stelle si rifiutano di salire al Colle per rassegnare le dimissioni e vogliono che inchiodare il leader della Lega al voto in Parlamento. Lo stesso Conte non lesina stilettata al suo ormai ex ministro: «La crisi è stata innescata da Matteo Salvini ma sarà mia responsabilità renderla la più trasparente della storia della Repubblica». «Salvini dovrà spiegare al paese le ragioni che lo hanno spinto ad interrompere le riforme che erano avviate». «Non è vero che questo era il governo del No. Noi non eravamo sulle spiagge». Già nel pomeriggio, rivela lo stesso Conte, aveva tenuto il punto: «Lascerò solo dopo che il Parlamento mi avrà sfiduciato. Se vuoi devi essere tu a presentare una mozione di sfiducia».

«Se riapriamo le Camere per la parlamentarizzazione» della crisi, ha avvertito Di Maio che pare già ricorrere ad argomenti da campagna elettorale, «cogliamo l'opportunità di anticipare anche il voto» sul taglio dei parlamentari». «Salvini mette i sondaggi davanti al Paese», accusa. E poi colpisce dove fa più male: «Con le elezioni di ottobre ci sarà un governo che si insedierà a dicembre» e probabilmente «farà aumentare l'Iva», dice il leader M5s che assicura: «Noi siamo pronti al voto». Ora la palla è nelle mani del Quirinale, cui spetta la gestione delle prossime mosse in questa complessa partita che si apre in pieno agosto.
08-08-2019

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