Intesa Pd-M5S: Conte domani da Mattarella
Ok al Conte bis. Zingaretti: «Nessuna staffetta, è una nuova sfida». Di Maio: Lega mi aveva offerto di fare premier, ho detto no. Salvini: 60 milioni di ostaggi
Dopo giorni di trattative, accuse, repliche e controrepliche, arriva la resa dei conti tra il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico sulla formazione del nuovo governo, pochi minuti praticamente prima del secondo giro di consultazioni al Quirinale dal capo dello Stato Sergio Mattarella. E, alla fine, Partito democratico e 5 Stelle trovano l'accordo e vanno dal capo dello Stato per assicurare il loro supporto al Conte bis. E Mattarella convoca Conte per giovedì mattina alle 9.30.
La prima ad essere ricevuta al Quirinale, nel pomeriggio, è la delegazione del PD. Il segretario Nicola Zingaretti è arrivato a piedi insieme al presidente Paolo Gentiloni e alla vicesegretaria Paola De Micheli. Prima, ci sarebbe stato un nuovo contatto telefonico tra lo stesso Zingaretti e Giuseppe Conte. «Abbiamo espresso al presidente della Repubblica il nostro via libera ad un governo con una nuova maggioranza politica. Abbiamo riferito al presidente di avere accettato la proposta del M5S sul nome del presidente del Consiglio». Così il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha ufficializzato l’appoggio del Nazareno al nome di Giuseppe Conte come presidente del Consiglio. «Non c’è alcuna staffetta da proseguire e non c’è alcun testimone da raccogliere - ha detto -, ma semmai una nuova sfida da cominciare». Il leader dem ha insistito sulla necessità di lavorare da subito ad un programma di svolta e di discontinuità. «Amiamo l’Italia e crediamo che valga la pena tentare questa esperienza. In tempi complicati come quelli di oggi sottrarsi alla responsabilità del coraggio di tentare è l’unica cosa che non possiamo e non vogliamo permetterci. Intendiamo mettere fine alla stagione dell’odio, del rancore e della paura».
Per Silvio Berlusconi la soluzione di governo Pd-Cinquestelle è «inadeguata a risolvere i problemi sul tappeto», dice il leader di Forza Italia al termine delle consultazioni. Il governo basato sull'intesa M5S-Pd, «come il precedente, non nasce dalla volontà degli elettori, ma da una manovra di palazzo politicamente e programmaticamente debole», ha affermato Silvio Berlusconi.
Dopo Forza Italia, tocca alla Lega. E Salvini attacca a testa bassa: «Uno spettacolo indecoroso. Tutte le elezioni in questo anno hanno visto un solo partito perdere sistematicamente, il Pd. Milioni di italiani si chiedono a che cosa serva votare se quelli che mandiamo a casa con le elezioni tornano dalla finestra con i giochi di palazzo. Dignità vorrebbe che ci fossero elezioni. Ma chi ha paura del voto non può scappare all'infinito», ha detto il leader della Lega. «La verità vera è che 60 milioni di italiani sono ostaggio di 100 parlamentari che hanno paura di mollare la poltrona. Qualcuno può dire, questa è la democrazia. Allora non ci si stupisca se la gente non vota», aggiunge prima di lasciare il Quirinale per far spazio all'ultima delegazione: quella dei 5 Stelle.
«Oggi abbiamo detto che c'è un accordo politico con il Pd affinché Giuseppe Conte possa diventare di nuovo presidente del Consiglio. Sulla testa degli italiani è piombata una crisi inaspettata. Molti di questi italiani stavano aspettavano un abbassamento delle tasse a fine anno, una sanità più libera dai partiti, la revoca delle concessioni, investimenti per il Sud, ma si è deciso di far saltare tutto, eppure gli italiani avevano votato per vedere risolti i propri problemi e non quelli di qualcun altro. In questi anni il nostro obiettivo è sempre stato cambiare guardando a un progetto per l'Italia di grande respiro che mettesse al centro la persona ed i beni essenziali. Un nuovo umanesimo di cui Giuseppe Conte è stato un grande interprete. Uomo di grande coraggio che ha dimostrato di servire il Paese con spirito disinteressato e di abnegazione». Così il leader dei 5 Stelle nell'annunciare il Conte bis. «Siamo sempre stati un movimento post ideologico, abbiamo sempre pensato che non esistano schemi di destra o sinistra ma solo soluzioni. Ci hanno accusato dell'essere dell'una o dell'altra parte. Questi schemi sono ampiamente superati. Si sono alimentate tante polemiche sulla mia persona e mi ha sorpreso che in una fase così delicata qualcuno abbia pensato al sottoscritto piuttosto che al bene del Paese. La Lega mi ha proposto di propormi come premier per il M5s e mi ha informato di averlo comunicato anche a livello istituzionale. Li ringrazio con sincerità ma con la stessa sincerità dico che penso al bene di questo Paese e a non me».
In mattinata, alla Camera, la riunione fra le delegazioni di Pd e M5S sulle condizioni per la nascita di un governo sostenuto dalle due forze. Hanno partecipato, fra gli altri, i capogruppo dem Graziano Delrio e Andrea Marcucci e del M5S Stefano Patuaneli e Francesco D'Uva. «Non c'è un problema Di Maio, ma c'è un problema di struttura di governo. Se c'è un premier del Movimento 5 stelle è giusto che ci sia un vicepremier del Partito democratico. Serve a fare comprendere che stiamo entrando in una fase effettivamente nuova» ha detto Andrea Orlando entrando alla Camera per la direzione del Pd. Tutti i componenti della direzione hanno poi votato a favore della relazione del segretario, tranne il senatore Matteo Richetti che ha detto no. La direzione Dem è quindi terminata.
«Sono ore molto difficili per il Paese, in cui ognuno dovrebbe saper dimostrare responsabilità. Ci siamo ritrovati in una crisi di governo senza un perché, per colpe che non sono certo attribuibili al M5S. Mi sorprende che qualcuno sembri più essere più concentrato a colpire il sottoscritto che a trovare soluzioni per gli italiani. Ma questa è la politica, anzi una certa politica, abituata a concepire il dibattito non come occasione di crescita, bensì come uno scontro continuo e sistematico sulle persone». Così Luigi Di Maio prima di entrare a Palazzo Chigi. «Ribadisco, i veti non sono mai positivi». A dirlo è Stefano Patuanelli, capogruppo M5s al Senato, entrando alla Camera per l'incontro tra le delegazioni M5s e Pd, per la formazione del nuovo governo.
Zingaretti quindi chiariva: «La cosa importante è dare un futuro all'Italia con un governo nuovo e diverso». Il percorso avviato in questi giorni «era e rimane difficile. Non è una passeggiata. È una sfida. Se siamo in grado di portare fino in fondo questo percorso è perché abbiamo portato avanti due elementi: spirito unitario e schiena dritta». Nel frattempo il Quirinale faceva trapelare che si sarebbe attenuto alle dichiarazioni dei gruppi parlamentari che venivano consultati anche oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È quanto trapela al termine delle prime consultazioni di questa mattina.
Le consultazioni sono iniziate in mattinata con il gruppo Per le Autonomie (Svp-Patt-Uv) del Senato, che annuncia che non voterà contro alla fiducia a un eventuale governo Pd-M5s: voterà a favore o si asterrà. Il gruppo ha chiesto “attenzione” alle autonomie linguistiche e la presidente Julia Unterberger ha precisato di aver espresso la sua preoccupazione perché «si parla solo di ministri maschi, l’Italia dovrebbe badare ad avere una quota rappresentativa di donne in questo momento storico».
Poi è toccato a Liberi e Uguali della Camera alle 10.30, con Federico Fornaro - in delegazione con Rossella Muroni - che annuncia: «Abbiamo ribadito la necessità di un governo di svolta nelle politiche economiche e sociali. Un governo di svolta deve avere come primo atto una legge di bilancio di svolta. Abbiamo riconfermato al Presidente della Repubblica la nostra disponibilità per un governo di svolta. Chiediamo pero' con nettezza, ed altrettanta chiarezza - aggiunge - discontinuità nell'impianto programmatico del nuovo governo, auspicando che, se ci sara' un nuovo presidente del Consiglio incaricato, parta, definito il perimetro della nuova maggioranza, il confronto programmatico che per noi ha priorita' rispetto a quello, pur necessario, sugli organigrammi».
«Se questo governo (M5S-Pd, ndr.) dovesse nascere e invitiamo tutti gli italiani a piazza Montecitorio il giorno della fiducia, invitiamo a scendere in piazza tutti, non solo i militanti di Fratelli d'Italia». A dirlo è Giorgia Meloni, capo del movimento Fratelli d'Italia al termine delle consultazioni, parlando dal Quirinale: «Manifestare il proprio dissenso non è eversivo, lo chiedo dal Quirinale perchè non sto dicendo niente di diverso da quello che prevede la nostra Costituzione, quello che si sta facendo è vergognoso verso i cittadini, gli italiani non possono votare, potranno almeno dire la loro», ha aggiunto chiedendo che «Mattarella non si faccia notaio di questo patto delle poltrone». E ancora: «Scenderemo in piazza se questo governo dovesse nascere: a piazza Montecitorio il giorno della fiducia». Lo dice Giorgia Meloni di Fdi invitando «anche i delusi dei partiti che fanno il contrario di quello che avevano promesso. Noi siamo dalla parte della democrazia».
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