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Da Londra: «Ripetiamo referendum su Brexit»

La petizione per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit ha superato il milione di firme. Lo si legge sul sito del governo UK. E anche la Scozia ne prepara un altro 

Il giorno più atteso (per molti) e più temuto (per altrettanto) per l'Europa è diventato realtà. La Gran Bretagna, alle urne venerdì per devidere se rimanere nell'Unione europea, quindi dare fiducia al "Remain", oppure votare per uscirne, facendo vincere il famigerato "Brexit", ha visto la vittoria clamorosa di quest'ultimo. E dunque la Gran Bretagna lascia l'Unione Europea.

E già si cerca di correre ai ripari. Oltre 45 milioni di britannici sono stai chiamati alle urne per decidere le sorti di un pezzo vitale dell'Unione. E come accennato, l'esito ha dello storico. Il giorno dopo, la petizione per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit ha già superato il milione di firme. Lo si legge sul sito del governo britannico dove sono pubblicate tutte le petizioni che poi vengono sottoposte alla commissione incaricata di valutarle per eventualmente sottoporle al parlamento. Sul sito petition.parliament.uk le firme aumentano di minuto in minuto. Per dare la propria adesione alla proposta basta cliccare su 'sign the petition' e compilare tutti i campi. Naturalmente possono firmare solo i cittadini britannici e i residenti nel Regno Unito. Secondo la mappa pubblicata sul sito, la più alta concentrazione si trova nelle principali città della Gran Bretagna, Londra in testa.

A favore dell'uscita del Regno Unito dalla Ue, "Leave", ha votato il 52% degli elettori britannici, contro il 48% a favore del Remain. Il distacco tra i due schieramenti è stato di un milione di voti. Con questo verdetto, la Gran Bretagna si prepara appunto a dire addio all'Unione Europea. Il leader storico degli euroscettici dell'Ukip, Nigel Farage, canta vittoria: «Questa è l'alba di un Regno Unito indipendente, oggi è il nostro Independence Day, è arrivato il momento di liberarci da Bruxelles». Secondo i dati, Londra e la Scozia non sono riuscite a compensare la valanga dell'Inghilterra profonda, ma anche del Galles.

Da subito si sono rincorse voci di dimissioni del premier David Cameron, che in mattinata le conferma: «Il popolo britannico ha votato per uscire dall'Europa e la volontà del popolo britannico sarà rispettata», ha detto Cameron sottolineando che serve «una nuova leadership. Ci dovrà essere un nuovo primo ministro eletto a ottobre», ha detto il premier britannico, aggiungendo che il nuovo primo ministro «dovrà guidare i negoziati con l'Ue».

Si è votato dalle 7 ora locale fino alle 23. Niente exit poll (ufficialmente) anche se già nella prime ore della notte sono usciti dati indicativi e orientamenti. I primi risultati ufficiali sono arrivati all'alba di venerdì. I sondaggi della vigilia indicavano un sostanziale testa a testa tra gli elettori per il sì e quelli per il no. E tutti hanno cercato di convincere l'elettorando usando dei numeri simbolo: per Remain le 4300 sterline all'anno che ogni famiglia britannica perderebbe per le conseguenze di un'eventuale Brexit; per Leave i 350 milioni di sterline che la Gran Bretagna risparmierebbe alla settimana. Cifre che però, in entrambi i casi, risentivano di considerazioni e calcoli piuttosto discutibili.

«I politici e gli elettori britannici devono sapere che non ci sarà alcuna rinegoziazione. Abbiamo concluso un accordo con il primo ministro: ha avuto il massimo che poteva ricevere e noi abbiamo dato il massimo che potevamo dare. Non ci sarà alcun tipo di rinegoziazione, né sull'accordo trovato in febbraio né per quanto riguarda la negoziazione di altri trattati. Chi è fuori è fuori». Così il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, incontrando brevemente la stampa a palazzo Berlaymont, a Bruxelles, dove ha ricevuto il cancelliere austriaco Christian Kern, alla vigilia del referendum nel Regno Unito sulla permanenza nell'Ue.

25-06-2016

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